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Non può certo stare in soffitta. Di Diogene non possiamo sbarazzarcene, nemmeno della filosofia, intendendola in questa sede un ordinario e competente esercizio del dubbio, con la fortuna di avere fatto a scuola tanta esperienza di metacognizione. Oggi la logica è ridotta nei percorsi scolastici agli esercizi degli invalsi ed alla buona volontà di chi vuole ancora discutere mettendo da parte il proprio ego. Ci siamo in buona misura scordati perché esercitavamo il nostro pensiero, non certo per noi e nemmeno per l’idea che il logos ci prendeva e comprendeva. La filosofia, come spesso ripeto ai miei alunni, forti della tradizione marxista e freudiana è invece qualcosa di più di un esercizio argomentativo, è una forma sospettosa di rivolgersi ai pensieri degli altri quando si presentano come verità chiuse e astratte entro piccoli sistemi, grandi prese di posizione ideologiche o massime tascabili, tutto chiavi in mano nella storia e nei lunghi commentari. Oggi l’esercizio del sospetto è attualissimo perché attraverso i social molti vogliono farci sapere che cosa pensano e si affaccendano a costruire un mosaico dove tutti i pezzi dei loro pensieri sono definitivamente collocati. Lo fanno involontariamente, sempre per la famosa questione del tempo e confondono i gradi di autorità che si celano dietro un’opinione. Non pretendo di affrontare la questione generale della giustificazione per una rubrica di filosofia perché può portare lontano. Augusto Guerra diceva che leggere un filosofo è come salire su un ring: o cadiamo noi sotto i suoi colpi o cade lui. Non si vuole far cadere nessuno solo rimarcare che nella filosofia c’è sempre qualcosa di personale, una specie di vertigine con noi stessi e con il nostro prossimo che avvertiamo mentre non riusciamo a convincerci che le cose stiano in un certo modo. Diogene in soffitta è una piccola finestra da cui guardare il nostro tempo di globalizzati, nel quale sembriamo un po’ zombie e un po’ bipolari, se per un verso ci comportiamo come consumatori, seppure attenti, per un altro speriamo però di salvare il pianeta e di fare la cosa giusta.

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Salvini ed Hegel

Salvini ed Hegel

Lo spirito hegeliano nel 2019, anche col reddito di cittadinanza, non potendo fumare un sigaro, bere una ceres, comprare un rossetto o un pacco di preservativi sarebbe stato uno spirito infelice. Detesto Hegel nella misura in cui non ha saputo prevedere l'evoluzione dello spirito in salsa italiana e patriottica. Hegel però non poteva sapere che ad un certo punto nella nostra fenomenologia....