MENU ×

Non può certo stare in soffitta. Di Diogene non possiamo sbarazzarcene, nemmeno della filosofia, intendendola in questa sede un ordinario e competente esercizio del dubbio, con la fortuna di avere fatto a scuola tanta esperienza di metacognizione. Oggi la logica è ridotta nei percorsi scolastici agli esercizi degli invalsi ed alla buona volontà di chi vuole ancora discutere mettendo da parte il proprio ego. Ci siamo in buona misura scordati perché esercitavamo il nostro pensiero, non certo per noi e nemmeno per l’idea che il logos ci prendeva e comprendeva. La filosofia, come spesso ripeto ai miei alunni, forti della tradizione marxista e freudiana è invece qualcosa di più di un esercizio argomentativo, è una forma sospettosa di rivolgersi ai pensieri degli altri quando si presentano come verità chiuse e astratte entro piccoli sistemi, grandi prese di posizione ideologiche o massime tascabili, tutto chiavi in mano nella storia e nei lunghi commentari. Oggi l’esercizio del sospetto è attualissimo perché attraverso i social molti vogliono farci sapere che cosa pensano e si affaccendano a costruire un mosaico dove tutti i pezzi dei loro pensieri sono definitivamente collocati. Lo fanno involontariamente, sempre per la famosa questione del tempo e confondono i gradi di autorità che si celano dietro un’opinione. Non pretendo di affrontare la questione generale della giustificazione per una rubrica di filosofia perché può portare lontano. Augusto Guerra diceva che leggere un filosofo è come salire su un ring: o cadiamo noi sotto i suoi colpi o cade lui. Non si vuole far cadere nessuno solo rimarcare che nella filosofia c’è sempre qualcosa di personale, una specie di vertigine con noi stessi e con il nostro prossimo che avvertiamo mentre non riusciamo a convincerci che le cose stiano in un certo modo. Diogene in soffitta è una piccola finestra da cui guardare il nostro tempo di globalizzati, nel quale sembriamo un po’ zombie e un po’ bipolari, se per un verso ci comportiamo come consumatori, seppure attenti, per un altro speriamo però di salvare il pianeta e di fare la cosa giusta.

.

I cassetti dei prof sono sempre troppo piccoli

I cassetti dei prof sono sempre troppo piccoli

La foto è di quelle canoniche, di fine anno scolastico. Sono 10 mesi di produzione scritta. È il cassetto di una prof, cara amica e collega. Dentro ci sono speranze, fatica, impegno, spensieratezza, orgoglio, prospettive. Su quei fogli c'è la misurazione degli apprendimenti ed è quanto siamo chiamati a fare, inevitabilmente. Dovremmo fare uno sforzo e tornare al....

La scuola che non piace più

La scuola che non piace più

E' servita una pandemia per far sì che ci disaffezionasse ad uno dei momenti cruciali della vita di una scuola superiore: l'esame di stato. Per noi docenti però questo momento aveva una forte valenza simbolica, tanto che nella nostra mente sopravvive come LA MATURITA'. E' un passaggio cruciale e ritualistico non solo per gli alunni ma anche per chi insegna.....

La fotografia e l'autoritratto. Un percorso esperienziale

La fotografia e l'autoritratto. Un percorso esperienziale

La fotografia, così come l’arte in generale, può diventare uno strumento di ricerca identitaria oltre che di espressione estetica ed artistica. Di rado accade che mantenendo i contatti con i tuoi ex-alunni scopri che hanno maturato o avevano ben nascosto il loro talento nello spazio del percorso liceale ( e a questo punto, ahimè,  la scuola appare una gabbia,....

La crisi della scuola e la pandemia. Vademecum per rinunciare alla comfort zone

La crisi della scuola e la pandemia. Vademecum per rinunciare alla comfort zone

La scuola assomiglia ad un mattatoio in cui dialogo e conflitto rappresentano la condizione limite, le parole più usate e abusate per rappresentare quanto accade nel sistema dell'istruzione La crisi e la scuola La scuola da sempre conosce momenti di crisi. Anzi la crisi, dalle parti della scuola, è una parola d’ordine che si pronuncia quotidianamente e fa parte integrante delle pratiche....

I diritti dell'infanzia al tempo del Covid 19

I diritti dell'infanzia al tempo del Covid 19

I capetti della lega si faranno interpreti del sentimento popolare di evasione. Prenderanno per mano i nostri bambini e faranno fare loro il giro del palazzo  In tempo di Covid 19 e nel ventiseiesimo giorno di quarantena, esattamente a 12 ore dalle ultime novità che consentono ad un genitore di uscire 10 minuti con un figlio minore nel raggio di 200 metri, come per gli animali....

Carica altre notizie