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Penna in buca. Una favola per Bea (Rubrica di Viviana Stiscia)

Penna in buca. Una favola per Bea (Rubrica di Viviana Stiscia)

In tempo di pandemia ci lasciamo confortare dalle favolette della buonanotte, in chiave filosofica, antiche come la notte e come il sentimento di cura per i piccoli. Il sentimento di fiducia è salvo.

Ha trascorso la notte su uno scomodo divano. Lo adora, ma è troppo rigido ed incapace di accogliere le sue quattr’ossa ricurve che ora scricchiolano come le persiane attraverso le quali sta spiando il prossimo immaginando cosa possa portarlo, in una fredda domenica d’inverno, ad attraversare frettolosamente un’anonima via del centro.

Nonostante la nottataccia, anche oggi un’idea lo assilla già da quando ha faticosamente divaricato la bocca in uno sbadiglio di risveglio: un marchingegno, non troppo complesso né costoso, che possa riconsegnare la verginità perduta ai libri maltrattati da lettori pasticcioni … come lui! Penne sfregianti e matite colorate hanno tolto a quelle pagine l’originaria bellezza, l’opaco splendore, il profumo di nuovo; hanno indebitamente tolto e aggiunto pensieri ai pensieri dell’autore. Archimede Pitagorico sente il fuoco del riscatto ardergli in petto e si getta subito nell’impresa. Non gli occorre alcun progetto, neanche uno schizo. Lo ha tutto limpido nella testa, rischiarato da Edi, fedele lampadina, senza la quale il suo intuito fallirebbe di certo.

Eccola, magnifica, proprio come l’aveva pensata, ricorda la macchina per fare le tagliatelle: i fogli del libro penzolano, mentre un dito meccanico li pizzica uno ad uno consentendo ad un getto, di una segreta miscela di elementi che solo lui conosce, di sciogliere ogni tipo di colore che non sia quello dello stampa. Adesso un soffio d’aria tiepida delicatamente li asciuga. Archimede sta assistendo ad un miracolo: nella vasca dei rifiuti scivolano, rotolano, inciampano parole, disegni, cuoricini, punti interrogativi ed esclamativi che ingombravano di sé margini e interlinee di un libro che, ancora umido, già riconquista la luce antica. Dal fondo, un arcobaleno di colori evidenzia che le note a margine contano meno delle parole di un Autore. 

Ormai è notte fonda. Archimede è stanco. Spegne Edi e va a dormire nel suo comodo lettino. Che è meglio!