Penna in buca. Relazioni e prossimità in tempo di Coronavirus (Rubrica di Viviana Stiscia)
Nella narrazione di Viviana Stiscia, in pieno tempo pandemico, la sua penna amica propone uno spaccato di vita dentro il Cassaro (il cuore del centro storico di Palermo, ndr). Immaginate una cerchia di amici, personalità bene o male impegnate nel loro piccolo a restituire un senso alle cose che, ad un certo punto, per ragioni non metafisiche ma solo igienico-sanitarie per 3,4,6 settimane non si incontreranno. Lo spazio urbano in cui sono abituati a riconoscersi e salutarsi, alla palermitana e rigorosamente con baci e abbracci, nel racconto di Viviana diventa un paradigma positivo e letterario, un esempio di ciò che fa parte della nostra prossimità e socialità e non vorremmo mai perdere.
Questo spaccato, raccontato su un piano strettamente emotivo, pieno di speranze, è un omaggio alla normalità che affidata al nostro estro (estro di vivere con gli altri e non senza gli altri) si fa strada e si riprende i suoi spazi di amore.
Andrà tutto bene, diamogli del tempo, ancora un po’ ...
... il tempo ai Babbaluci di dare esempio che restar dentro casa
e rallentare è cosa bella e buona, non solo a tempo di corona;
... il tempo a Giorgio di ribaltare umori, di travasarli in colori e acqua
e ombre e dita e occhi e carta e saltimbancherierie e borsa da passeggio e via;
... il tempo a Lucio del buon riposo, per tornare a risentir l’odore dei sapori antichi,
di zuppe di stagione e la Kassata, al forno padre del grande figlio d’arte;
... il tempo a Raquel di riposar la grave e sensuale eco della Piazza, Piazza Grande,
di accarezzare i gatti e di Bartolo danzare le note cristalline e opache e pungenti e tonde, evanescenti e qui;
... il tempo a Carlo di ribollir novelle imprese, che d’istantanee non sembra l’ora
e di svettar tra la gente al corso, sorriso ampio, alto, troppo, colore d’estate, cuore, grande;
Andrà tutto bene, datemi del tempo, ancora un po’ che ci capisca un po’.
Un po’ di tempo me lo prenderò, sarò sincera, mi ha presa alla sprovvista;
dicono sia un virus, lo chiamano corona, ma di regale ditemi, che ha?
Ammala, uccide, dispotico sovrano, ma democratico, ché nessun risparmia;
Fosse visibile il tirannicidio lo compierei, ma si nasconde, vigliacco traditore: colpisce, il vile, e in un altro si confonde. Ci fa nemici e amati.Timorosi e solidali.
Paranoici e savi. Ci rende trasparenti come cristalli e come cristalli fragili e preziosi.
Andrà tutto bene, dateci del tempo, ancora un po’...
Nella foto: Giorgio D'Amato e i suoi acquerelli dentro il Cassaro
Viviana Stiscia
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