
Medici Tour. Penna in Buca: rubrica a cura di Viviana Stiscia
Nota della redazione
Il racconto breve, qui di seguito pubblicato, fa parte di una piccola collana esito di un laboratorio di scrittura creativa nato da un’idea di Giorgio D’Amato e tenutosi tra ottobre 2016 ed aprile 2017.
Tema degli incontri il dolore e, più specificamente, il dolore delle pazienti fibromialgiche. La narrazione delle proprie esperienze - in quanto pazienti, ma anche personale medico quali la Dott.ssa Monica Sapio o di supporto psicologico alle stesse - attraverso una chiave di lettura spesso ironica, ha svolto un’ eccellente funzione catartica e, contemporaneamente, permette al lettore di entrare nel mondo del dolore a passo lieve.
Ultima tappa: Dottor Pico
Questa mattina sono proprio di buon umore! Ho un appuntamento col Dottor Pico di cui ho sentito un gran dire. Sembra proprio specializzato nei disturbi da cui sono affetta. Nessuno mi ha mai fatto ancora una vera e propria diagnosi: chi mi ha preso sul serio mi ha definito una paziente difficile ed ha fatto spallucce sulla diagnosi; gli altri mi hanno liquidato con un generico malessere associato allo stress: antidepressivi alternati a sedativi e tutto va a posto!
Quando ero piccola, contro il logorio della vita moderna bastava un Cinar, ora perché proprio io reagisco così allo stress? Mi sa tanto che si sono trovati la formuletta magica al posto di quel “psipsi” sussurrato da un’infermiera all’orecchio del medico il quale non comprendeva che i terribili dolori di mia madre – sottoposta ad una colangiografia con mezzo di contrasto che aveva dato esito negativo - fossero da attribuirsi ai 59 calcoli biliari stretti nella sua cistifellea come i chicchi di una melagrana - tanto da non lasciar passare il mezzo di contrasto - calcoli da cui la liberarono dopo “appena” cinque anni di indicibili sofferenze.
Ma quel “tutto” a me non va a posto proprio per nulla. Il Dottor Pico oggi me lo confermerà, ne sono certa.
Sono talmente di buon umore che andrei anche a piedi, se i dolori non me lo impedissero. Per fortuna oggi i dolori ci sono eccome perché, si sa, quando vai dal medico, i sintomi per sfregio si ammutinano, lasciandoti come un’idiota a sforzarti di ricordarli per poterli riferire.
Già appena entrata in auto, la gamba non mi risponde, ma anche il braccio e la mano destra e così comincio con lo strofinare tutta la fiancata dell’auto contro il muro del garage; che figuraccia davanti al garagista che mi crede un’imbranata!
Durante il tragitto ripasso tutto ciò che dovrò dire al dottore. Lui lo pago quindi sarà paziente con me, ne sono certissima! Ho portato una borsa che contiene in ordine cronologico tutti gli esami, le indagini e le pseudodiagnosi precedenti. Ho fatto un promemoria della mia storia clinica ed un elenco dei farmaci che i tanti specialisti che si sono succeduti nel mio passato, mi hanno prescritto. Sta volta “un pozzu perdiri!”.
Arrivo, finalmente ci sono, lo vedo venirmi incontro in sala d’attesa. Sembra tutto come in un sogno meraviglioso. La sua testa un po’ canuta mi appare circondata da una luce del tutto simile ad un’aureola, col suo sorriso tranquillizzante mi invita ad accomodarmi mentre i dolori tentano di allentare la presa. Li trattengo con tutte le mie forze. E no, non potete andarvene proprio adesso, Noi siamo una squadra e non potete tradirmi!
Il Dottor Pico mi ascolta assorto, ma la sua pazienza non va oltre i tre minuti. Con la gentilezza che lo ha fin qui contraddistinto, mi spiega che ha tutti gli elementi per una diagnosi. Non occorrono ulteriori accertamenti, non occorre alcuna visita. Di casi come il mio ne ha in carico un numero infinito. Si tratta di … ma che cavolo ha detto? Ah, fossi venuta con mia sorella, lei sì che capisce tutto di queste cose! Con garbo, prende il suo bel ricettario bianco elegantemente contraddistinto dall’intestazione color seppia e, a calce della diagnosi, aggiunge prescrizione e posologia di farmaci a me sconosciuti.
Esco leggera come una piuma. Saluto San Pico e mi affretto a pagare la sua prestazione. Qualunque cifra non potrà mai ricompensarlo di quei benedetti tre minuti. Consegno alla segretaria i 200 euro richiesti senza ricevuta, tanto ormai per quest’anno ho abbondantemente sforato il tetto massimo di detraibilità. Le regalo dieci euro, ma sì crepi l’avarizia.
Mi avvio a passo lesto e dolente verso l’auto. Giunta al garage, strofino tutta l’altra fiancata contro il muro del garage e al garagista, che vorrebbe il contributo per il rifacimento del muro, dico ridendo come una stupida: “Metta sul mio conto, dovevo fare pendant con l’altro lato!”.
Corro per quanto posso verso casa, salgo in ascensore e, con il giubbotto ancora addosso, mi precipito a cercare su internet il significato di quella diagnosi e la funzione dei farmaci prescritti.
Resto incredula mentre le braccia sembrano cadermi ed il cuore perdere il suo ritmo. Diagnosi: Ipocondria con astenia stress collegata. Farmaci: Equilibratori dell’umore ed antidepressivi.
Dottor Pico, MA VA ‘MPICATI O MURU!!!

