
Ognuno ascolti le canzoni che vuole
Gli adulti italiani sono fondamentalmente un esercito di stronzi ed hanno crocifisso il rapper del concerto-tragedia di Corinaldo
Nella canzone La cura di Battiato si esalta l’amore ma lo si intende come una presa in carico dell’altro degna dei migliori servizi di salute mentale. Povia esaltava i piccioni, responsabili della trasmissione di 67 malattie. Albano e Romina hanno distrutto il pensiero critico all’interno della vita di coppia e favorito la cultura della rassegnazione sentimentale. i Ricchi e poveri si sono scannati e hanno dimostrato che nella stratificazione sociale non si può andare d’accordo.
Nel genere neomelodico si esalta la vita dei carcerati, il tradimento della moglie con la cognata, la violenza domestica, i fuori legge, il fancazzismo del sud, l’amore morboso per i figli, i sentimenti di onore camorristici e mafiosi, l’amicizia malsana. I cantanti neomelodici dovrebbero arrestarli tutti, sono un cancro per la legalità e la lotta alla mafia; fanno trasmissione culturale di atteggiamenti ed opinioni che alla lunga hanno favorito la crescita delle cosche. Come minimo hanno avvantaggiato il riciclo di danaro attraverso piccole case discografiche, radio ed emittenti tv locali. Gente che canta senza alcuna qualità canora, solo con la fedina penale che si legge nella mimica facciale. I neomelodici sono artisti eclettici: passano le giornate tra taverne, richieste di pizzo, visite ai carcerati e acquisti di camicie di finta seta.
Ma non si possono arrestare, per due ordini di ragioni: la prima questione è che a gira mano vengono messi dentro per cui sarebbe una petizione di principio; la seconda è che non fanno nulla di male e sono solo canzoni.
Anche quando si inneggia al suicidio o allo stile di vita tossico, si dichiara il bene assoluto della felicità, si chiede scusa per avere stuprato una donna le canzoni non fanno male, almeno, non quanto gli effetti collaterali dei farmaci di base o quanto la povertà, la malasanità o le politiche sociali. Una canzone racconta sempre un pezzetto di esistenza. Anche se la nostra vita con quel racconto fa a pugni e la nostra educazione sprofonda, la libertà dell’arte e dell’espressione artistica rimangono il sale della democrazia, l’effetto più diffuso di un modo di vivere liberale, oggi da molti criticato perché questa libertà tende sempre di più a declinarsi nella compulsività dei consumi.
La democrazia è un sistema imperfetto ma rimane la migliore forma di convivenza tra opinioni, visioni del mondo, gusti e stili. Ognuno trova il suo posto, nella maggior parte dei casi senza sgomitare perché il consumo e l’industria culturale devono pur piazzare i loro prodotti rispetto ad una costellazione di valori e di sentimenti variegati.
Gli adulti italiani sono però fondamentalmente un esercito di stronzi. Hanno crocifisso il rapper del concerto-tragedia di Corinaldo, radiografato i suoi testi, decontestualizzandoli dal genere e dal senso complessivo della cultura rap in generale. Nella produzione culturale ogni elemento assume un significato, un senso generale e specifico che trascende le implicazioni educative. Non è una novità che la pedagogia dell’arte l’abbiano inventata i pedagogisti. Privi di una professione e di uno statuto scientifico e professionale corteggiano psicologi, filosofi, cuochi e dietisti, imprenditori e giornalisti, politici. Hanno applicato l’educazione a tutti i contesti in cui l’umanità in qualche misura era impegnata a realizzare dei prodotti, non importa si trattasse di canzoni, libri, trucchi, polizze vita, sesso o alcool. Le loro azioni e la costante ingerenza negli altri saperi rimarrebbero anche interessanti se non alimentassero l’esercito di stronzi ben rappresentato dagli adulti italiani. Questo esercito di stronzi adulti si disinteressa dei giovani, li obbliga a studiare dentro edifici fatiscenti, ruba loro il mercato e il futuro garantendosi le pensioni, si distrae dalla loro vita con la tecnologia, si impossessa dei loro social che trasforma nelle peggiori chiese irredentiste per poi accorgersi che questi figli muoiono in una maniera priva di senso, dentro non-luoghi come può essere considerata la discoteca di Corinaldo. Un non-luogo, privo di identità collettiva, non certo perché si tratta di una discoteca, non é questo il punto critico della vicenda. Semplicemente perché non si possono mettere dentro un locale pubblico il triplo delle persone autorizzate dalle norme di sicurezza.
Ognuno ascolti la canzoni che vuole.

