
Non aprite quella porta
Sedie e porte pullulano il centro storico di palermo, aprono il senso e si imbrigliano nella bellezza dei siti monumentali
Ci sono soggetti che nella rete delle tue sinapsi in qualche misurano acquisiscono un valore simbolico.
Possono essere i più disparati. Per me sono le porte e le sedie, in particolare quelle collocate in contesti apparentemente casuali e degradati.
Sedie e porte, nel centro storico di Palermo, acquisiscono una forza creativa e naturalizzano il contesto, restituendo una forma di armonia e un grado di bellezza a luoghi apparentemente anonimi, ancora segnati dal bombardamento della seconda guerra.
Una sedia vuota e rotta è ospitante, aperta, esistenziale.
Una sedia abbandonata appartiene a tutti.
Una porta chiusa fa effetto perché si trasforma in un punto di domanda con inferenze metafisiche.
La porta che non c'è - così l'ho denominata - ha generato in questo caso una forma di street art.
La trovate in via del Protonotaro a Palermo, al numero 13. Non è l'unica apertura murata presente all'interno del centro storico, perchè per il palermitano l'abitabilità è un concetto fluttuante, attraversa vicoli e palazzi, piazze e panchine, si conserva nei residuo di ciò che definiamo spazio e parla una lingua che assomiglia alla lingua greca dei vecchi coloni. Segni di ospitalità che si inerpicano anche tra le sedie e le porte vere abbandonate tra i rifiuti, si miscelano con la bellezza e si fanno notare come le caviglie femminili, l'arancina, la pancia dell'obesità centrale dei venditori di caldume. Quande fate le vostre passaggiate e incrociate una porta, fotografatela.

