
No Mafia Memorial, un Memoriale-laboratorio per ricordare la mafia
Un nuovo progetto innovativo nella cultura di impresa etica e sociale. Ma nell'antimafia sempre talenti progettuali o ideologia?
Palazzo Gulì è uno straordinario edificio di corso Vittorio Emanuele inutilizzato e poco valorizzato. Insieme alla Rai ed alla Banca popolare Etica, il Comune di Palermo ha definito con il primo tassello esecutivo un vecchio progetto del 2005, ideato dal Centro Siciliano di Documentazione “Giuseppe Impastato”. Il No Mafia Memorial costituirà un museo interamente smart e interattivo articolato in due aree, la prima didattica e storica per la una fruizione a cura degli studenti, l’altra museale ed espositiva ma rinnovata nella metodologia delle esperienze emozionali da vivere con nuove tecnologie multimediali.
Il progetto dovrebbe costituire una ulteriore risorsa per implementare le già esistenti reti di associazioni impegnate nella sensibilizzare contro la mafia, una sorta di impresa corale e collettiva voluta fortemente da Umberto Santino, Presidente del Centro. Palazzo Gulì, nel cuore dell’itinerario arabo normanno innesta ora nel paesaggio culturale solenne del centro storico un elemento chiave che negli anni ha assicurato alla nostra isola un flusso costante di turismo scolastico interessato a comprendere il fenomeno mafioso ripercorrendo i luoghi simbolo e sollecitando riflessioni in Tour. Insomma l’obiettivo del No Mafia Memorial e? restituire la storia della mafia alla sua lunga e ordinata sequenza di eventi ben concatenati, evitando la frammentazione e gli stereotipi.
Nulla da obiettare sulla qualità delle proposte progettuali dei partner e del Centro Impastato che ha fatto la storia dell'impegno antimafia nel territorio. Mi chiedo però se riusciremo a concepire iniziative di sviluppo di impresa originali e talentuose!
L’impressione è che in queste tipologia di iniziative a volte non si sostanzi nulla che possa costituire un volano di autentico sviluppo, in senso liberale e senza l'apporto e il sostegno delle istituzioni. Ci si alimenta forse di nuovi stereotipi, l'idea, ad esempio, che nulla si può fare nel settore dell'impresa etica senza una buona e consolidata ideologia antimafia. Oramai, come hanno in più occasioni denunciato anche i familiari delle vittime di mafia, sul territorio nazionale si contano centinaia di associazioni (nella regione almeno centocinquanta) che hanno fatto dell’archivistica sulla mafia, di un certo impegno sociale un terreno utile per loro e non sempre fruttuoso per la promozione e lo sviluppo generale. E tanto per rimanere dentro gli stereotipi attendiamo la nascita della prima edizione dello street food antimafia, con l’arancina della legalità.
Photo: Salvo Valenti

