MENU ×
Matteo Salvini, la lama del coltello e la mosca verde

Matteo Salvini, la lama del coltello e la mosca verde

La faccenda della Diciotti comincia ad essere attrattiva per le mosche verdi come le casacche dei leghisti

Il ministro dell’Interno ha sequestrato in mare un centinaio di persone, più la Marina militare, un paio di giornali (ormai buoni per incartarci le orate di allevamento), più miliardi di neuroni di buona parte degli italiani che sono rimasti congelati sui social.
Sei mesi fa, se mi avessero detto che Salvini avrebbe ottenuto in un breve arco temporale un consenso così diffuso, mi sarei fatto una risata. Credo di avere esaurito ogni riflessione sul ministro e mi ritrovo, avendo a che fare ogni anno per ragioni professionali con 150 adolescenti, ad immaginarmelo sui banchi di scuola, insieme ai compagni e ai professori. Viziato, capriccioso, poco impegnato nello studio, un girovago dei corridoi, un po’ stronzo con i compagni, uno che copia e non passa, uno che da fastidio alle ragazze. Ma è solo un gioco di immaginazione, con esiti che non valgono nulla. Matteo Salvini probabilmente era un adolescente normale, come tanti e, stretti i ragionamenti sulla psicologia di alcuni politici che tentiamo di immaginare in contesti quotidiani, rimane un senso di impotenza che si scontra con il realismo della vita adulta.

Hanno ragione quegli italiani che vivono politicamente nel limbo quando affermano che Salvini è il nostro ministro dell’Interno e ce lo dobbiamo tenere. Sulla critica al suo operato quotidiano, fatto di slogan e ammonizioni, le nostre teste si sono incartate.
Parlare male di Salvini assomiglia alle discussioni tra interisti sulla Juventus che ruba scudetti e partite, compra arbitri e crea un clima di soggezione mediatica. Con la differenza che in questo caso si tratta di ottimi giocatori, di talenti, di gestione organizzata, di status, di storia, mentre nel caso del nostro ministro non si capisce come sia potuto accadere di nominare un politico che per carattere, per indole e cattiveria avrebbe messo il naso su tutte le questioni dentro una squadra priva di personalità politica. Di chi è la colpa è questione complicata da discutere in questo momento anche se la faccenda della Diciotti comincia ad essere attrattiva, soprattutto per le mosche verdi.
Salvini ha il coltello dalla parte del manico e i suoi sostenitori sono come le mosche verdi, sempre alla ricerca di qualsiasi cosa pur di luccicare. Il Presidente del Consiglio probabilmente non ha la più pallida idea di come venire fuori da questa matassa mentre Di Maio non sembra capace di gestire nemmeno le relazioni intercondominiali tra la scala A e la scala B del mio palazzo.

Un punto però imprescindibile da cui potere ripartire è una decisione immediata, a livello istituzionale, che consenta ai migranti della Diciotti di sbarcare immediatamente a Catania perché ci stiamo davvero giocando la tenuta democratica e la dignità di esseri umani e cittadini.  

Foto e testo di Carlo Baiamonte. tutti i diritti riservati