La Street Photography come immagine del mondo
Attraverso la collettiva di Franco Alloro, Cristian Cacciatore, Salvo Cristaudo in esposizione all'Arvis di Palermo sino al 4 Giugno conosciamo da vicino questo genere fotografico così controverso
La Street Photography potrebbe essere considerata nell’immaginario di molti amatori un genere fotografico che guarda verso gli altri generi. In sostanza siamo dinanzi ad un particolare modo di cogliere la realtà profondamente abusato, consumato in una tale mole abnorme di immagini che può risultare difficoltoso stabilire all’interno di un repertorio di SP quale grado di unitarietà, coerenza interna, impronta soggettiva si possa riconoscere, in termini di formalizzazione estetica e narrativa.
Debito pubblico di Salvo Cristaudo
M. Heidegger, un filosofo che aveva molta dimestichezza col visivo, seppure lo mutuava persistentemente nella narratività della parola, riteneva il suo tempo (tutto sommato il suo è anche il nostro) l’epoca dell’immagine del mondo. La SP, a giudicare dal dibattito aperto e dialettico, dalla varietà soggettiva di esperienze artistiche, sembra ascriversi a questa possibilità di costruire collettivamente un modo funzionale di rappresentare oggi la realtà, cogliendola nella sua complessità, in quel sottile filo di interconnessione tra l’osservatore e il dato che gli si presenta di fronte. L’intersoggettività nella street photography è un reticolo di porzioni del reale che si ristabiliscono e riequilibrano nella scena, in modo che l’osservatore riesca nel tentativo di restituire un racconto spontaneo e naturale, con una struttura aperta e funzionale ad una pluralità di letture. Non è nemmeno necessario che tale partecipazione si giochi in una prossemica sociale, un coinvolgimento dentro la scena, seppure tanta buona street sia caratterizzata da questa presenza viva del fotografo, da un occhio che supera la mediazione degli elementi che lo separano dallo spazio.
Fattori di Forma di Franco Alloro
La collettiva Street Photography, in esposizione presso la sede dell'Arvis di Palermo sino al 4 Giugno, oltre a presentare nella proposta degli autori Franco Alloro, Cristian Cacciatore, Salvo Cristaudo, una qualità di narrazione e composizione alta, in piena adesione all’idea che le fotografie possano essere considerate insieme buone e belle, per coloro che desiderano anche acquisire familiarità con il genere, in una fruizione ordinata e pulita, costituisce davvero una buona occasione.
La proposta degli autori, pur presentandosi in un progetto unitario e organico, è contrassegnata da stili e sensibilità diverse, con una potenza narrativa costante che si impone intuitivamente dinanzi ad ogni immagine. Nella sequenza delle immagini esposte (con buona cura dell’allestimento e buona fattura della stampa in b/n) ci troviamo, parafrasando Bauman, la liquidità delle relazioni sociali, l’anonimato urbano, la fuga nella propria soggettività disperata e disorientata, l’asetticità degli oggetti che usiamo, che diventano categorie e filtri a disposizione dello spettatore per guardare la realtà. Ci sono anche le emozioni e il quotidiano che accade in una parte del mondo anche se in realtà potremmo trovarci ovunque, insieme agli autori. L’impressione restituita nelle scene assomiglia alla fruizione dei paesaggi urbani che non hai mai visitato ma ti sembrano familiari, vicini, assonanti alla tua esperienza perché in buona misura la fotografia oggi ci ha affrancati dal nostro micromondo.
Saldi di Cristian Cacciatore
Agli autori, che ho incontrato in occasione del vernissage della mostra ho posto alcune domande, in una dimensione corale e a più voci, per conoscerli più da vicino e offrire l’opportunità ai lettori di entrare a contatto sia con la loro esperienza artistica, sia con il mondo della fotografia street.
Domanda 1 - Che cosa vi ha fatto innamorare della fotografia? Perché scattate e in quale condizione?
Alloro: La mia condizione umana di “fortunato” scrutatore e osservatore della natura. La speranza concreta di poter rivivere, a distanza di tempo le meraviglie del creato, in tutte le sue manifestazioni. Cerco, quando mi riesce, di interfacciarmi con la “fotografia” con tempismo ed entusiasmo, per raccogliere ed imprigionare nello scatto sprazzi di luce. Non vi sono situazioni particolari per catturare un’immagine, tutte sono buone se eccitano e interrogano la nostra mente.
Cacciatore: Amo la fotografia in quanto forma di comunicazione non verbale capace di dare senso a contenuti inconsci, sensazioni che arrivano alla realtà attraverso un’immagine, indipendentemente dal genere fotografico. Scatto fotografie per raccontarmi e raccontare una storia, a volte una storia personale è anche quella di ognuno di noi, una fotografia ha la capacità di adattarsi a tutti poiché interpretabile. Le condizioni in cui opero sono sempre dettate dalla luce, dai contrasti, prediligo dunque atmosfere adeguate, infatti fotografia significa letteralmente Scrivere con la luce.
Cristaudo: Mi avvicino alla fotografia quando un giorno mi innamoro di una Yashica esposta nella vetrina del negozio sotto casa. Appena comprata ho iniziato a scattare, sviluppare e trascorrere molto del mio tempo in camera oscura. Da allora non ho più smesso. Negli anni ’80, con un certo scetticismo, passo gradatamente al digitale.
Street Artist di Cristian Cacciatore
Domanda 2 - Raramente una collettiva fotografica tematizzata sul genere presenza una coerenza interna così intensa pur provenendo gli autori da esperienze diverse. E’ affinità elettiva o il frutto di un progetto?
Cacciatore: Pensiamo che la coerenza sia prevalentemente dettata dal tema, dalla scelta del B/N e dalla stampa; il tema della S.P. tratta di situazioni casuali che si verificano in contesti cittadini nella loro quotidianità, anche se non è obbligatoria la presenza umana, essa può essere esplicita o solo percepita, di conseguenza le immagini raccontano di luoghi differenti pur mantenendo una certa coerenza stilistica o tuttavia non raccontare nulla del luogo stesso; viceversa riprendere le persone, oltre che dar loro un ruolo di primo piano indagandone lo stato d'animo, la condizione sociale e psicologica, può raccontare implicitamente dei luoghi in cui vivono. Il B/N ha la funzione di esprimere in modo sensibile quanto descritto, la stampa invece ha il compito di dare coerenza al lavoro in termini estetici.
Opposti di Salvo Cristaudo
Domanda 3 - Quali sono i punti forti della vostra proposta all’interno della collettiva?
Alloro: La mia indole artistico/fotografica, regolarmente astratta ed enigmatica, si è scostata per uniformarsi alle esigenze dello stile della collettiva. Innanzitutto la presenza in tutte le foto tranne che in “Fattori di forma”, della figura umana: fugacità del tempo, dilatazione dello spazio e gioia di vivere sono le tematiche che si possono percepire e che pregnano la mia presentazione.
Cacciatore: Contestualizzare e decontestualizzare, personalmente tendo ad avvicinarmi e ad allontanarmi dai soggetti e dai luoghi, cerco di dare un senso al caos apparente fissando delle immagini che siano punti e spunti di riflessione di ciò che sento in ciò che mi circonda. Il dettaglio di un cartello, una scena statica o dinamica, uno stato d’animo. Piccoli mondi all’interno del mondo, il mondo che sta ogni momento intorno a noi da cui poter cogliere pensieri, input, soluzioni ecc.
Cristaudo: Fotografo principalmente le cose che mi intrigano e che mi colpiscono a prescindere dal genere. Cerco la scena con un’attenta osservazione di tutto ciò che è intorno a me cercando di sfruttare al meglio le luci del mattino e, per comodità, soprattutto del pomeriggio. Amo molto entrare nella scena. È il mio modo di fotografare e credo lo si possa evincere osservando i miei scatti. Anche nelle immagini in mostra credo di aver mantenuto questa prerogativa. Chi osserva le mie foto deve ricevere una sensazione, un coinvolgimento nell’azione immortalata. Spero di riuscirci, me lo auguro.
Domanda 4 - Ci sono altri linguaggi che utilizzate o generi che privilegiate nel vostro racconto fotografico?
Alloro: La prima macchina fotografica, le prime generiche esperienze, quelle che facciamo un po’ tutti. Poi, il bisogno di astrarsi e astrarre, di reinterpretare la realtà, a volte palesemente “scontata”; lo scatto come punto di partenza e/o centro di cristallizzazione da cui trarre origine un “concetto” più complesso e profondo. Nella macrofotografia, utilizzando prismi e oggetti trasparenti, il soggetto diventa la luce stessa. Entrare nel cuore della materia, osservarla, attraversarla con la luce per ripresentarla sotto altre forme, diverse; spazi colorati, sfumature a volte impalpabili, danno origine a fantastici “altri mondi” e, qui, il mio animo di placa e si acqueta.
Cacciatore: No, credo che il linguaggio fotografico sia per me un modo efficace di comunicare, il genere invece che, per inciso, valuto come definizione empirica, è solo un modo diverso di cui mi servo per raccontare, esprimere un concetto; per esempio, il paesaggio può essere semplice rappresentazione della realtà, oppure anche rappresentazione di uno stato d’animo descritto attraverso un sapiente uso delle luci e delle ombre generando un’atmosfera particolare.
Cristaudo: Assolutamente si. Amo fotografare il paesaggio, i riflessi sul mare e il reportage. Il paesaggio non lo intendo nel modo classico come ad esempio la “foto cartolina”. In esso ricerco le geometrie, i colori, delle prospettive inusuali il dettaglio che normalmente non viene visto. Altro tema a me caro sono i riflessi delle barche sul mare. Detto così sembrerebbe riduttivo ma sicuramente di forte impatto pittorico. Le ritengo foto che si prestano molto bene nell’arredamento per i colori e per i contenuti che quasi sempre lasciano immaginare figure riconoscibili. Il reportage come racconto di contesti vari che ritengo importante documentare.
Tempus Fugit di Franco Alloro
Domanda 5 - La Street Photography è un linguaggio efficace per raccontare la vita all’esterno o è qualcosa a cui si approda a partire da uno sguardo dentro di noi?
Alloro: La S.P è l’ultimo approdo fotografico a cui mi sono ancorato e che sto indagando. Credo che mi guidi sicuramente un’esigenza interiore; appagare intimi bisogni e ricercare ipotetiche risposte alle tante domande che l’esperienza della vita quotidiana molto spesso fa nascere. Approfondire attraverso la S.P. la conoscenza delle interrelazioni umane, sia con le cose e l’ambiente che con gli altri, mettere in risalto le varie sfaccettature cogliendo le loro reazioni, i comportamenti e documentandone le emozioni.
Cacciatore: Principalmente la S.P. è qualcosa che nasce dentro di me, non potrebbe essere diversamente, l’interazione dentro – fuori è fondamentale per dare la propria visione rappresentativa dell’immagine, credo sia questa la conditio sine qua non per la quale due fotografi, pur riprendendo la stessa scena, produrranno immagini differenti.
Cristaudo: Entrambe le cose. La street photography deve raccontare momenti di vita del quotidiano e evidenziare aspetti legati al sociale. Fissare una scena che improvvisamente ti si presenta e che ti cattura, è strettamente connesso al proprio essere, al proprio stato d’animo. Dietro ogni scatto c’è il fotografo con il proprio vissuto, la propria sensibilità e il suo bagaglio culturale. Questo spiega come la stessa scena fotografata da più persone, nello stesso istante, risulta “diversa”.
Domanda 6 - Si abusa molto sui social di questo genere, in alcuni casi diventa un contenitore esperienziale così variegato che si corre il rischio di perdita diventi un modo per catalogare le foto in una società che corre veloce e consuma una mole abnorme di immagini. Che cosa ne pensate? Quali sono i paletti per rimanere, in buona misura, ancorati al genere?
Alloro: È vero. Dal punto di vista fotografico i social sono diventati immensi contenitori d’immagini. Quantità veramente abnormi. Gli scatti ripresi con il telefonino e condivisi sui social, sono fatti con velocità ed immediatezza, oggi si presentato anche con buona risoluzione; questo tipo d’immagini, secondo me, devono essere considerati soltanto in un ambito di pura documentazione di: eventi, luoghi, persone. La vera S.P. segue o dovrebbe seguire un percorso più lungo e articolato, va oltre il semplice scatto. È fatta di emozione, c’è dietro un pensiero, una meditazione; viene valutata e scelta, rielaborata nell’ambito di un progetto, riproposta all’osservatore con una stampa impeccabile ed esposta con una giusta illuminazione.
Cacciatore: E’ necessario fare un distinguo, fotografare non è solamente produrre un’immagine e condividerla. Bisogna avere chiaro un pensiero, un progetto, un procedimento di elaborazione e selezione, il contesto in cui inserire il lavoro ed infine la stampa. Quest’ultima credo sia la variabile più importante in quanto frutto finale di un processo pensato, seguito e controllato. Credo sia questa la differenza, il contesto di una mostra si scosta completamente dalla singolarità del social, implica la presenza, l’interazione sociale, il presentarsi di fronte alle opere prendendosi il tempo per ascoltarle, recepirle, solo così si avrà una distinzione di valore e di contenuti.
Cristaudo: Siamo quotidianamente sommersi da foto di varia natura e genere. Vediamo catalogate delle immagini come Street ma che di Street non hanno nulla. Vediamo delle elaborazioni esasperate che alterano la realtà del momento. Oggi, ancor di più, subiamo il rischio della manipolazione dei contenuti a causa della IA. Questo lo ritengo di una pericolosità inaudita e intollerabile. Nel mio piccolo cerco di rispettare le regole essenziali della street photography che racchiudono il concetto di spontaneità e del rispetto del reale. Il rispetto e la discrezione, il tempismo, la composizione e il buon gusto estetico ritengo siano gli elementi fondanti di questo genere di foto.
Street Photography è visitabile sino al 4 Giugno presso la sede dell’Arvis (via Giovanni di Giovanni, 14 – Palermo), da Lunedi a Sabato, dalle 18:00 alle 20:30
Testo di Carlo Baiamonte - All right Reserved
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