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La Lapa Blu, l'archetipo del mare dimenticato

La Lapa Blu, l'archetipo del mare dimenticato

Palermo ha rinunciato alla relazione con il mare ma l'inganno delle promesse di riqualificazione si ripete ad ogni appuntamento elettorale

Era il 1980 e la mia scuola sita all’interno di un ex-saponificio del corso dei mille organizzava una passeggiata ecologica. Allora nessuno parlava di sviluppo sostenibile, né di riqualificazione della costa, solo di progetti; anzi, per ricordare la vezzosità dei candidati al consiglio comunale di allora che raccoglievano voti tra il ponte Ammiraglio e la Stazione, si discuteva di ‘proggetti’ che avrebbero dato lavoro a tutti i palermitani. Palermo doveva vivere di turiii..smmo, nel frattempo però il ristorante Da Renato, con una delle migliori cucine di pesce ed una cantina invidiabile arrancava.

Quella mattina ci parlarono di ‘sanificazione’ della costa. Siccome allora via Crispi e via Lincoln erano ogni sera ‘battute’, i miei compagni di terza media pensarono bene che ‘sani-fica-zione’, sostantivo che in genere si usa per ambienti piccoli e chiusi, si riferisse all’eliminazione delle prostitute e dei trans. Infatti uno dei miei compagni più arguti rivolgendosi all'insegnanate di matematica disse:"Pure piazza Sant'Oliva si deve sanificare!"

Il progetto del porto di Sant’Erasmo ha una caratteristica tutta palermitana, esce e finisce nel cassetto ogni cinque anni, nell’occasione che vale quanto un concorso nella polizia municipale: il rinnovo del sindaco e del consiglio comunale. Ora però lo stesso tema viene usato per le regionali e andando di questo passo i prossimi candidati all'europarlamento rinnoveranno le promessa sul mare cittadino. 

Il Comune di Palermo aveva sponsorizzato la riqualificazione di S. Erasmo come l’intervento più importante per lo sviluppo della costa sud-est. Lo ha fatto sempre, ed ogni volta molto meglio di quanto i tifosi dell’Inter promuovono la naturale ed etnica antipatia verso i tifosi della Juve, la possibilità di legalizzare il campionato, liberando gli arbitri dall’influenza di Satana.  

Sant'Erasmo più che un santo è un approdo per la piccolissima pesca, un lembo di borgata che si affaccia sul litorale di Romagnolo; più che la veranda abusiva del distributore di carburante costituisce, come abbiamo letto in questi trent’anni sulle carte dei progetti, un asset strategico.

Che cosa vuol dire? Niente. Che la sua rinascita viene presentata come il volano del recupero di tutto il litorale, qualcosa che farà assomigliare quella parte della città a Portofino. Non vedremo più topi di sedici chili, barche abbandonate e squarciate dal maestrale, muri pericolanti, ma un gioiellino da cui salperanno panfili e catamarani, con motori da cinquecento cavalli; un’infrastruttura da realizzare, per dirla con le parole dell’autorità portuale, con il project-financing.

In questo momento, mentre scrivo, ci sono un paio di camper di rom stanziali e nell'occasione in cui qualche settimana fa con un buon amico, sensibile come me all'approdo più sgangherato d'Italia, ho cercato di varcare il molo un ragazzotto ci ha ricordato che il suo cane (molosso, ndr) era geloso dei cuccioli. Siamo rimasti immobili e siamo tornati indietro, senza foto e senza mare.

Alle soglie delle elezioni regionali i candidati sostenuti dal sindaco e dal candidato alla presidenza Micari insistono ancora con la riqualificazione di S. Erasmo. Dal loro punto di vista la Regione può fare più del Comune, anche più della Provincia che non esiste più. Dal 1980 ci convincono con programmi e discorsi di varia natura che la priorità è il mare, una nuova promessa, rinnovata sempre in maniera mai autentica e materialmente possibile. 

Ovviamente non ci aspettiamo nulla e non crederemo a questa promessa, perché di candidati palermitani che amano davvero il mare, a Palermo, non se ne sono mai visti.

Speriamo solo di poter fotografare, ritrovandoci da quelle parti, la mitica Lapa blu di Sant'Erasmo, l’unica certezza. Blu come il mare dimenticato.