
La generazione dei fari. Capo Gallo e Capo Zafferano e la disseminazione dei baci
I Fari vanno usati per quello che sono, non dovete considerarli luoghi di consolidamento degli amori
Capo Zafferano per gli adolescenti palermitani della mia generazione (1965-1970) rappresenta la sinapsi più rilevante delle prime esperienze sessuali, anche di quelle eventualmente mai sperimentate e solo immaginate, sotto il faro, in uno degli angoli murari semi abbandonati all’interno della struttura o sulla scogliera.
Nella prima metà degli anni 80, sedicenne, se chiedevi ai tuoi di motorizzarti, ti si presentavano due opportunità, paritetiche per costo: il vespone o il cagiva col serbatoio a goccia. Questi due modelli erano massificati, poi in ogni comitiva c’era sempre l’amico mezzo ambientalista che possedeva l’honda 4 tempi xl o quello che aveva più soldi a cui avevano regalato il laverda che toccava anche i 145. Poi succedeva che quasi tutti i possessori del Laverda fossero scecchi a scuola quindi non si capiva come erano riusciti ad ottenere quella che per tutti era la regina delle 125.
Nella distribuzione dei redditi e dei gusti però capitava, in maniera trasversale, che con la tua prima ragazza ti imboscavi a Capo Gallo o a Capo Zafferano, luoghi di mare e di fari, posti scogniti dove potevi rubare i primi baci senza essere guardato a vista da fratelli e da amici che ti volevano sfottere.
Io avevo un vespone bianco e andavo a Capo Zafferano, mai da solo, insieme ad una o due coppie motorizzate perché correva voce che una sera, al crepuscolo avevano fermato una coppia e preso il loro vespone lasciandoli in mutande (in senso letterale e simbolico).
Il Faro di Capo Zafferano a Mongerbino (consiglio a chi non l’avesse mai visto di andare presto, sono solo 20 chilometri da Palermo!) oggi abbandonato, ospita una colonia numerosissima e cantilenante di gabbiani, alcuni runners che utilizzano il sentiero sul mare per la loro corsetta quotidiana e, romanticamente, qualche coppia di ragazzi che trova ancora nei tramonti veri e non solo su Instagram un buon motivo per scambiarsi promesse, titubanze sentimentali ed emozioni.
I Fari sono luoghi che vanno bene per i marinai. Vanno usati per quello che sono, non dovete considerarti luoghi di consolidamento degli amori; nella loro struttura servono solo alle imbarcazioni che devono fisicamente avvistare la costa, orientarsi. Loro stanno lì solo per offrire riferimenti alla navigazione. Quindi non vi aspettate di risolvere la vostra vita sentimentale a Capo Zafferano, né a Capo Gallo, utilizzateli per disseminare baci sulla scogliera e sull’orizzonte rosso.
Attenzione ai fotografi che vi beccano e vi immortalano non avendo coscienza, eventualmente, della vostra clandestinità sentimentale.
Ph:. Capo Zafferano, Palermo (Foto e testo di Carlo Baiamonte, tutti i diritti riservati)

