L'autunno interiore
Nietzsche scriveva che l'autunno non è una stagione ma uno stato d'animo
L’autunno sembra rappresentare un’ottima metafora per definire un percorso di introspezione personale. Tra le stagioni è la più adatta per guardarsi dentro e per interrompere le catene della compulsività estiva. Se vi dotate di una macchina fotografica, anche di poche pretese, immergetevi in un bosco, in compagnia di poche persone fidate, fuggendo i vocii e le comitive festanti, incompatibili con i suoni e i colori autunnali.
Le foglie ingiallite, rossastre che cadono dagli alberi creando tappeti soffici e naturali danno spazio a nuovi inizi, aprono varchi e lasciano intravvedere la luce dentro parti sconosciute che albergano dentro di noi e che abbiamo magari sepolto da tempo.
Approfittiamo di questo tempo lento che ci sta apparentemente assediando in questa stagione di restrizioni e realizziamo un piccolo reportage per godercelo nel tempo perso che solitamente in questo periodo amiamo trascorrere in casa, sospendendo preoccupazioni e ansie. Passeggiare nel bosco è un gesto di grande spontaneità e ricerca interiore. Attenzione però a farlo con una inclinazione di autentica disponibilità verso la natura e il mondo in generale. Le foto autunnali sono come gli abiti sartoriali, si cuciono addosso e prendono la forma delle nostre emozioni e pensieri. La simbiosi con questa stagione ci aiuta ad abbattere i muri e le nostre difese, a mettere in atto una sorta di svelamento di parti sconosciute.E' un processo che può generare una grande condizione di serenità o lasciarci sgomenti.
Le foglie sono il simbolo dell'Autunno interiore. Sanno convivere con gli altri elementi naturali anche quando le folate di vento le sparpagliano e le travolgono. Con un filo sottile, quasi invisibile ci legano al cielo. In preda al vento sono leggere e indifese ma solo apparentemente perché, seppure in balia dell’aria umida, si mantengono integre e si accompagnano l’un l’altra in una specie di sinfonia.
L’autunno però è anche la stagione dei colori morbidi che in genere si nascondono nella nostra memoria emotiva. Sono i colori dei sogni e delle visioni crepuscolari o dell’aurora, quando siamo ancora sonnacchiosi e non siamo usciti all’aperto.
L’autunno in questa fase pandemica, difficile per l’umanità, è una notte insonne che non ci intimorisce come gli incubi invernali o come le interruzioni selvagge di un sogno durante le mattinate estive, in cui il sole sembra avere fretta di uscire ed infuocarsi.
Andando per il bosco incontreremo mille tonalità in dialogo con il nostro umore che ci inviteranno a dimenticare gli oggetti, a sintetizzare il paesaggio esteriore in modo che lo sfondo diventi tutt’uno con l’oggetto.
Questo può accadere anche nel vostro reportage fotografico poiché raramente il paesaggio autunnale si lascia trasformare in una cornice paesaggistica e da cartolina. Se accade, la cornice diventa un autoritratto, riguarda solo voi e si trasforma in una proiezione delle nostre piccole realtà interne.
L’autunno è anche un assunto metacognitivo. Attraversa gli oggetti e abbassa le difese della determinazione delle cose. La foglia diventa un elemento di transito, tutto tende a mollare i segni del confine rispetto ad ogni altra cosa, sfumare intorno, favorendo una forma di cambiamento in cui smettiamo di essere una determinazione identitaria separata dal resto. Immagino che ai filosofi dialettici l’autunno piacesse.
Le foto sono state scattate sul sentiero che porta a Piano Sempria (Castelbuono, Pa)
Foto e testo di Carlo Baiamonte All right reserved ©