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Il Festino che include… anche la peste

Il Festino che include… anche la peste

Un esercito di zombie appesati invade il cassaro ma è solo gioia e sorrisi

Siamo giunti all’edizione numero 393 del Festino di Santa Rosalia. Quattro secoli di appuntamenti con la patrona di Palermo a cui i palermitani non si sottraggono e generosamente danno il loro contributo di partecipazione.
Il Festino e un’occasione di aggregazione, una sperimentazione viva di sociologia urbana e si sviluppa in un calendario di iniziative che vede i palermitani stratificati contaminarsi a stretto contatto. Il resto dell’anno ciascuno di loro é caratterizzato da circuiti specifici e da un certo impiego del tempo libero che conosce itinerari pressoché esclusivi. Nonostante le 400 edizioni ancora ci sono ancora palermitani però particolarmente resistenti, con la puzza borghesuccia e impiegatizia sotto il naso, che durante il Festino spariscono e vanno in provincia a distribuirsi tra i villini della costa.
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Sin da piccolo ho partecipato a questa festa, nel grado che può essere concesso alla tappa evolutiva. Conservo un ricordo pessimo di alcune edizioni.
Nell’edizione del 95 il carro svoltando da porta Felice verso il Foro Italico ruppe il gancio di ferro deputato al traino e rimase fermo due ore in attesa di una soluzione che lo trainasse come di consueto sino allo slargo di Porta dei Greci. La soluzione fu rappresentata dalle braccia e dalla schiena dei palermitani ma i fuochi in quella occasione furono sparati alle due del mattino e la gente andò via stanca e incazzata col sindaco. Conservo anche i lunghi fischi a Cammarata, più lunghi del corteo dopo il suo grido, inadeguato nel tono e nel timbro, ‘W Palermo e W Santa Rosalia’, lui che non si vedeva mai in giro ed aveva qualche difficoltà a parlare nei mercati storici e nei quartieri popolari.

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Palermo sta cambiando, torna a riappropriarsi dei suoi spazi urbani e il cassaro diventa un’arteria di interesse produttivo. Il sindaco Orlando come tutti i sindaci che Palermo ha avuto misura il consenso anche attraverso il Festino e va riconosciuta alla direzione di Lollo Franco un talentuoso risultato di equilibrio non forzato tra sacro e profano, una integrazione dei tratti radical della festa, assicurati dalla folta schiera di documentaristi tedeschi che visitano Palermo per carpire i residui della religiosità spagnola e barocca e della tradizione popolare che si ubriaca a ridosso del prato con birra forst, babbaluci, frutti di mare e anguria in attesa del carro e dei fuochi.

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Oggi abbiamo fatto il primo assaggio dell’edizione 2017 con il flashmob degli appestati lungo il Cassaro. Un esercito di zombie perlopiù giovani e adolescenti che con spirito dionisiaco hanno coinvolto turisti e passanti rivolgendo i loro pensieri in un ordinario pomeriggio caldo e umido. Una botta di energie che ha preso possesso del centro accompagnata dalle bande e da un corteo di nobili in abiti medioevali. Tutti i passanti hanno fotografato, realizzato clip e dirette su facebook non fosse altro per la novità di incontrare zombie in carne ossa e sangue, che danzano e disturbano gli spettatori con il fare dinoccolato tipico della loro specie, zombie che non scatenano alcuna paura anche se rappresentano la peste perché da quattrocento anni portiamo in giro Rosalia, nostra sorella maggiore.

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Questo antefatto della parata autentica del 14 luglio è interessante perché dona un’aria fresca e giovane alla nostra festa più antica, coinvolgendo le nuove generazioni. La peste è pericolosa, è portata con le navi da un mondo lontano, si veste di nero ma in questo caso è ludica, non ha nulla a che vedere con il pensiero che discrimina e allontana, con la paura cieca ed ha fatto già i conti perdendo la partita con la connotazione intrinseca della nostra città, ospitale geneticamente, incapace di fare e creare ‘differenze’ con le altre culture. Un preambolo in cui si conferma il carattere innovativo del progetto diretto da Lollo Franco e organizzato dall’ Agave Spettacoli. Il Festino include, da sempre, tutti, pure i palermitani.