
Il Black Friday è maschio
Senza relazioni non siamo umani ma se l’esperienza dell’altro la consumiamo in fila alla casse dei supermercati rischiamo di diventare disumani o subumani
Questi giorni si sono caratterizzati per una costellazione diffusa di eventi, prevalentemente centrati sulla difesa dei diritti. Se spulciamo l’agenda settimanale delle iniziative promosse da associazioni, fondazioni, reti sociali, negozi solidali scopriamo una galassia di impegni etici ed intellettuali che dovrebbero aiutarci a vivere meglio, a stare insieme in maniera da condividere esperienze collettive e di rete.
Senza relazioni non siamo umani ma se l’esperienza dell’altro la consumiamo in fila alle casse dei supermercati rischiamo di diventare disumani o subumani. Sui social oramai sembra di assistere alla stessa partita, giocata solo con maglie diverse e in campi da gioco solo esteticamente lontani. In linea di massima sul web ci identifichiamo in due-tre grandi partiti, indifferenziati nella quantità di traffico che muovono, fortissimi, capaci di interferire e generare una mole di insulti e discriminazioni da determinare anche nei più grandi filosofi stoici il suicidio non assistito. Per ogni vicenda di cronaca, per ogni morte, arresto, condanna, matrimonio gossip, disastro, condono, sentenza, denuncia, dichiarazione politica, raccolta fondi di beneficenza troviamo una gran massa di italiani esperti, capaci di esprimere un’opinione in quindici secondi, espressioni definitive a metà tra il pettegolezzo smodato e il marciume interiore (o delle interiora).
Da una parte ci sono i buoni che sono disposti a confrontarsi, umili e pazienti, dall’altra i cattivi che vomitano e scoreggiano, dall’altra ancora i nuovi fautori del super-sarcasmo che si limitano a stabilire la distanza infinita con questa umanità grezza. Ma torniamo ai primi. Questi giudici dalla tastiera facile si sentono efficaci, si sono dati dei nomi bizzarri, vivono al di sopra dei fatti che interessano la gente comune, danno ancora un peso alla loro intelligenza e decidono sempre che val la pena occuparsi dei pensieri degli altri, polemizzare, saltando direttamente dalla dialettica all’atteggiamento primitivo e involuto.
Queste polarizzazioni non sono un fatto nuovo e succedono da sempre, dalla notte dei tempi. Probabilmente questi soggetti che sembrano umani nell’aspetto ma sono improduttivi per loro stessi e per il gruppo, affetti come sono da una specie di entropia eugenetica, esistevano anche tra i cacciatori che si contendevano il possesso del fuoco e con fatica e sacrificio difendevano il territorio, scappando da una radura all’altra. Può darsi che qualcuno di loro ad alta voce, con un tono sgradevole che accompagnava frasi senza senso del tipo “ma allora anche quelli ci avevano rubato il fuoco!”, creasse problemi al gruppo indebolendolo nell’azione di sussistenza e immagino anche che alcuni, senza deroghe e senza voto di assemblea, ad un certo punto decidessero di finirlo a colpi di clava e senza dignità di sepoltura.
L’umanità non è soltanto straordinariamente variegata, pullula anche di coglioni, che esistono da sempre, creando una maggioranza silenziosa che lambisce e si nutre come i pidocchi secondo un interesse spicciolo, dentro il tessuto sociale, sulla testa di chi lotta e con fatica realizza degli obiettivi importanti per tutti. Ieri si nascondevano e si presentavano solo agli appuntamenti con i militari, dopo i colpi di stato e le sedizioni, ponendosi al servizio dei potenti, consapevoli che finita la pacchia (uso un termine improprio) nessuno li avrebbe ricordati.
Oggi, i coglioni dell’entropia eugenetica, vivono dentro le pagine di diario virtuale degli altri simili, pubblicano le storie, le foto, condividono video e contribuiscono a creare una narrazione caotica, deprimente, pervasiva, in cui non vi è più forma, senso e progetto umano, una puntata di storia che si presti ad un racconto plausibile.
In questa vigilia importante paghiamo il prezzo altissimo del sovrapprendimento ad opera dell'orda barbarica che invade ogni giorno la comunicazione pubblica della rete. Domani media, istituzioni e associazioni impegnati animeranno l’opinione pubblica sul tema della violenza di genere e cominceremo a chiederci perché la maggior parte dei cortei organizzati nelle grandi città per manifestare contro la violenza sulle donne sono stati disertati. Un paradosso, perché a fronte di un dato di violenza domestica contro le donne e i minori in crescita sembra davvero difficile tentare di ristabilire l’esistenza di un principio che dovrebbe essere scontato e ovvio: le donne che non sono nostre, non dei maschi, che appartengono innanzitutto a loro stesse, al genere umano più avanzato, quello che è capace di pensare e di collocare simbolicamente le relazioni in uno spazio razionale ed etico di valori imprescindibili.
Le donne che oggi insieme alla maggior parte degli uomini si sono ritrovate in giro tra le vie più blasonate dei centri urbani a fare shopping, nel sabato vigilia della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne ma anche nel cuore del tempo voluttuario del Black Friday. Nulla di male purché ciascuna di loro abbia potuto pagare con la sua carta di credito, espressione assoluta dell’autonomia e dell’indipendenza economica dei cittadini e dei consumatori. Che i Centri antiviolenza se la sbrighino da soli perchè i maschi che hanno portato al governo il modello di genere più conservatore hanno le loro preoccupazioni. Scriveva Sciascia riferendosi all'indifferenza verso il bene pubblico, 'a ciascuno il suo'.
Carlo Baiamonte

