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I cassetti dei prof sono sempre troppo piccoli

I cassetti dei prof sono sempre troppo piccoli

La foto è di quelle canoniche, di fine anno scolastico. Sono 10 mesi di produzione scritta. È il cassetto di una prof, cara amica e collega. Dentro ci sono speranze, fatica, impegno, spensieratezza, orgoglio, prospettive. Su quei fogli c'è la misurazione degli apprendimenti ed è quanto siamo chiamati a fare, inevitabilmente. Dovremmo fare uno sforzo e tornare al pensiero asciutto, senza i fronzoli dei prof che non riescono ad accettare che la valutazione possa essere considerata un momento cruciale, un "cimento" per collocare quel pezzettino di esperienza (che è il voto assegnato all'alunno) nel percorso generale e di classe, nella disciplina che insegniamo. Questo è! Alla fine dobbiamo assegnare un voto ad un processo complicato e imperfetto.

Sui fogli c'è l'odore dell'adolescenza ma ci possono essere anche estati rovinate, pianti, sorrisi, odio, amore, riconoscenza, rabbia, frustrazioni, soddisfazione. È una scena per noi prof molto familiare. Aprire il cassetto nel corso del secondo quadrimestre e non trovare spazio.

I cassetti dei prof sono sempre troppo piccoli e alla fine si pone sempre una questione di spazio, in senso lato. Spazio fisico, anfratti dove inserire l'ultimo gruppo di compiti, spazio emotivo, sensi di colpa e crisi di coscienza. Quello del prof è un lavoro sporco. Ti sporchi dell'altro e ti assumi grandi responsabilità quando sospendi il giudizio, contribuisci alla non ammissione. Siamo un po' ladri e rubiamo pezzettini di spensieratezza.