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Gratta la Foto. Prima puntata

Gratta la Foto. Prima puntata

Lo scatto proposto immortala un topino asfaltato nel cuore del quartiere Ballarò, territorio contaminato e inclusivo per eccellenza di tutte le specie animali, non necessariamente vive 


Gratta la foto è una rubrica ispirata al mentalismo umoristico del grande Umberto Eco. Senza la pretesa di raggiungere le sue vette invitiamo i lettori, a partire da uno scatto urbano, ad abbinare una didascalia rivisitando versi o titoli di poesie famose, film o canzoni. 

Grazie agli amici per il contributo virtuoso e leggero come è nello spirito della rubrica.


Mi illumino d'asfalto di Giuseppe Unga-ratti (Carlo Baiamonte)

Ratta-taplan (Angelo Intorre)

Spesso il male di vivere ho incontrato in un ratto asfaltato (Mariella Spagnolo)

Considerate la vostra s(i)menza: fatti non foste a viver come ratti ma per seguir virtute e conoscenza, di Dan-talè (Patrizia Allotta)

Il ratto sull'asfalto che scotta (Teresa Gammauta)

Cinquanta sfumatore di grigio...topo (Patrizia Bognanni)

Amor , ch'al cor gentil ratto s'apprende... (Rita Bologna)

Il ratto della Sabrine (Marco Giacalone)

Ed ecco quasi al cominciar de l‘erta, una topa leggera ma presta poco, che d‘asfalto macolato era coverta..., di Dant-opo, (Francesco Linares)

54 mila topi in città (Tiziana Dipietro)

Epilogo di un viver ast-ratto (Toti Clemente)

Si sta come d'auto-rotato sui ciotoli le spoglie, di Ungo-Ratto (Viviana Stiscia)

Il mondo va così...a ratto di collo (Giovanna Lumia)


A un topo, cui avevo distrutto il nido con l'aratro

O liscia bestiolina, che ti rannicchi paurosa,
oh, quale panico è nel tuo piccolo cuore!
Non c’è bisogno che tu corra via così lesta
con precipitosa fuga!
Sentirei ripugnanza a rincorrerti
col micidiale bastone!
Sono veramente dolente che il dominio dell’uomo
abbia spezzato l’unione sociale della natura
e giustifichi la cattiva opinione
che ti fa sobbalzare
dinanzi a me, tuo povero compagno nato dalla terra
e mortale come Te!
Lo so che rubi qualche volta;
ma che importa? Povera bestiolina, devi pur vivere!
Una spiga di grano di tanto in tanto in un covone
non è gran cosa:
avrò una benedizione col resto,
e non mi mancherà mai!
Anche la tua casetta in rovina!
I venti van sperdendo le misere sue pareti!
E dell’erba verde non ce n’è adesso
per costruirne una nuova!
E i venti del freddo dicembre sopravvengono
mordenti ed acuti!
Vedevi i campi spogli e desolati
ed un tedioso inverno appressarsi
e qui, al calduccio, riparato dal soffio del vento,
pensavi dimorare,
finché, crac!, il vomero crudele è passato
attraverso la tua cella.
Quel misero mucchietto di foglie e di stoppia
t’era costato un ben lungo rosicchiare!
Ora ne sei cacciato fuori, malgrado la tua fatica,
senza casa e senza riparo,
a sopportar le nevi e le piogge dell’inverno
e la gelida brina!
Ma, topolino, non sei il solo,
a comprovar che la previdenza può esser vana:
i migliori piani dei topi e degli uomini
van spesso di traverso
e non ci lascian che dolore e pena
invece della gioia promessa.
Tuttavia tu sei felice a paragone di me!
Soltanto il presente ti tocca:
ma ahimè! Io volgo lo sguardo indietro
su lugubri visioni!
E volgendolo innanzi, sebbene non veda,
sospetto e temo.
di Robert Burns, 1785 (Dario Li Brizzi)

El naufragar fu amaro in questo asfalto,  di Topardi (Vera Catalanotto)

Surcis in fundo (Alessandro Alexidin Amantia)

Topo modo (Pietro Baiamonte)