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Giorno dopo Giorno

Giorno dopo Giorno

Dal 30 Marzo al 5 Aprile, a Villa Niscemi a Palermo, la mostra fotografica di Emanuela Patrizia Bognanni

La relazione affettiva con il padre, la complicità e la dedizione ma anche la capacità di trasformare una condizione di difficoltà in arte e condividerla con gli altri.

Sono i sentimenti e le emozioni che rimangono cuciti addosso come una seconda pelle dopo avere visitato la personale della fotografa Emanuela Patrizia Bognanni. Una selezione di venti scatti realizzati negli ultimi tre anni, aventi per soggetto il padre, affetto dal morbo di Alzheimer.
Nella sequenza fotografica ci si perde, nel senso più filosofico e profondo, si compie una specie di viaggio nel vissuto comune di chi è abituato a riflettere sulla categoria del ‘padre’, un atto inevitabile per l'essere umano.
Sulle pareti della sala Scafidi di Villa Niscemi la riflessione esistenziale che appartiene all’autrice si espande nel suo sguardo attento e generoso, fissato negli istanti di vita quotidiana con il padre, un tempo che appartiene al presente in cui la relazione non solo è ancora possibile ma permea tutto, senza frattura e senza mancanze. La figura nei venti scatti infatti viene restituita ogni volta intatta dissimulando il valore negativo della malattia.  
Nel pomeriggio di ieri in buona misura si sono distinti due momenti:
il primo, dentro la conferenza di presentazione della mostra con la discorsività competente dei relatori, sempre colma di pudore e rispetto, si è incentrato sul carattere del cambiamento che l’Alzheimer genera nel paziente e nei familiari;
il secondo, dentro la mostra e con gli occhi dell’autrice ci ha consentito di dimenticare che si trattava di un tema correlato ad una drammatica condizione che interessa in Italia circa 600.000 persone.
Nella personale dell'autrice e nella sequenza degli scatti, promossa anche dalla medicina di settore e dalle associazioni del pazienti affetti da alzheimer, la malattia progressivamente lascia spazio all'altro da sé e si allontana come un piccolo e marginale effetto collaterale.  

I protagonisti della mostra sono il volto e le mani che segnano il soggetto nella dinamicità. Nei ritratti del padre di Patrizia Bognanni c’è sempre un grado evidente di movimento, dentro e fuori, cattura gli occhi dello spettatore e aiuta a costruire una distanza emotiva che qualche volta funziona e consente di controllare la commozione, qualche volta si trasforma in un piccolo baratro, un tranello della coscienza in cui lievitano i conti in sospeso e le nostre velleità di figli. Ci si ritrova a cercare -almeno lo ha fatto chi scrive- uno spazio neutrale ma senza esiti funzionali. 

Accade allora che l’occhio di Emanuela Patrizia Bognanni, fotografa e madre, figlia e donna incontri costantemente gli occhi del padre e le mani che l'hanno accudita ed accarezzata, diventando gli occhi e le mani di tutti, il senso della paternità che ci riguarda intimamente. Il suo è un occhio di grande talento artistico ma è soprattutto colmo di amore per la vita e per l’arte.