
Di Rana in Rana
Per uno strano sortilegio una povera ragazza, di nome Algida, che in spregio al nome era una bambina solare, piena di vita e di speranze, per una colpa del padre era stata trasformata da una strega in rana. La maledizione, che doveva durare sino a quando la ragazza non fosse stata baciata da un principe, era alquanto singolare poiché la strega aveva statuito che il principe doveva essere brutto come uno sgorbio, basso di statura e con un grosso neo al centro della fronte, e tanto per aumentare le già poche speranze di vedere una rana baciata da un principe. Ma la ragazza non si era persa d’animo e invece di piangersi addosso come avrebbero fatto le altre rane, si era data da fare per trovare un principe tale e quale alla maledizione fatta della strega. Ma non era facile e passavano i mesi e gli anni e non c’era traccia del principe in nessun angolo del mondo intero.
Ora capitò che Algida, così per caso, scorrendo tra le pagine di internet, a cui si era rivolta per le ricerche del principe, notasse che la vita delle rane è breve – circa dieci anni – e maledisse la strega che non l’aveva trasformata in rospo (Bufus) che, invece, vive oltre trent’anni! Nel frattempo erano passati inutilmente tre anni e del principe nessuna traccia in quanto questi scarseggiavano poichè i paesi moderni e industrializzati, ben pensando di esportare la sana democrazia in quei luoghi ancora frequentati da Re e principi, avevano di fatto annullato le monarchie e per logica conseguenza, anche i principi. Ma come fare a rompere l’insano sortilegio emesso dalla strega? Come recuperare quella rara bellezza di ragazza come ella ricordava? Non poteva avere alcuna risposta a tale domanda e per evitare di cadere nella più buia tristezza si era dedicata ad altro cercando di soddisfare gli istinti di ranacacciando piccoli insetti da mangiare. Aveva sviluppato altri sensi istintivi di rana ed aveva adottato alcune strategie per evitare brutti incontri, soprattutto tra i rospi che ne invidiavano la bellezza di rana lucente, che aveva un qualcosa in più delle altre rane. Quante avances aveva respinto e a volte stava per soccombere sotto il peso di un rospo voglioso che voleva concludere a tutti i costi. Si era sparsa la voce di questa insolita rana che sapeva parlare, ma per le altre rane non era facile capirla perché sapevano solo rispondere ad un “cra-cra”, con un altro “cra-cra”, e non si capivano.
Quel giorno Algida decise di spostarsi di città in città alla ricerca del principe perduto. In molti centri aveva visto persone brutte come quelle indicate dalla strega ma nessuno di questi era principe e dopo aver parlato con alcuni di loro, questi erano scappati a gambe levate credendo di essere impazziti: quando mai si era vista una rana parlante? E Algida era sempre più abbattuta e lo sconforto cresceva e non vedeva la luce: sarebbe morta rana? Non avrebbe conosciuto i piaceri della vita e non si sarebbe potuta compiacere della bellezza di una fanciulla tra poco donna? E con questi pensieri si era addormentata e nel sonno aveva sognato di essere una donna e di avere una famiglia felice, ma per poco perché un sordo rumore l'aveva svegliata di soprassalto. Si trattava di una vecchia civetta che ormai quasi cieca, si era scontrata con una pianta di quercia ed era caduta quasi sopra la rana. “Scusa, scusa”- si era affrettata a dire la civetta – “non avevo visto la pianta; ti ho forse svegliato? ” “No” – aveva risposto Algida - salvo immediatamente dopo rendersi conto della presenza del volatile, che si diceva in giro essere ghiotto di rane, e così di scatto si era rifugiata sotto le foglie di quercia ammucchiate alla base dell’albero. “So a cosa stai pensando, sento il tuo odore ma non ti vedo; non temere non mangio le rane da quando sono stata male di stomaco…sai l’età!".
“Meno male, temevo di morire senza aver portato a compimento la mia brutta avventura”.
"Perchè brutta, cosa ti è successo?" aveva chiesto la civetta.
E la rana aveva raccontato tutto la brutta storia, talmente toccante che la civetta si era messa a piangere.
"Non temere - aveva detto la civetta- ti aiuterò a trovare il principe che stai cercando. Devi sapere che, quando avevo la vista, sorvolando i cieli di un lontano paese, mi ero imbattuto in uno sgorbio..pardon...un principe con le stesse caratteristiche che mi hai appena descritto e mi aveva tanto colpito che sono sicura, anche se ora sono cieca, di ritrovarlo. Saltami in groppa, non perdiamo tempo e cerchiamo lo sgorbio..pardon..il tuo principe salvatore".
E così avevano fatto ed erano partiti.
Ed erano giunti presso quel lontano paese dove la civetta aveva scaricato la rana a pochi passi dallo sgorbio...pardon...il principe, il quale era stato talmente sorpreso di vedere e sentire una rana parlante al punto tale di arretrare repentinamente e quasi cadere nel burrone posto poco lontano.
"Attento - aveva detto la rana- c'è il burrone dietro di te! Il principe, con uno slancio da atleta non lasciato intuire prima, aveva evitato di cadere e rivolto alla rana aveva detto: "mi hai salvato la vita. Sono in debito con te. Dimmi come mi posso sdebitare".
La civetta si era messa da parte e incoraggiando la rana aveva detto a sua volta: "Questo è il momento giusto di chiedere il bacio...non esitare, chiedi”.
"Oh nobile principe -aveva detto la rana-, vorrei da voi un bacio, un bacio soltanto e poi scomparirò come rana dalla vostra presenza".
"Oh Dio - aveva esclamato il principe- non mi pare una richiesta sensata. Solo nelle favole si è sentito ciò; posso avere una seconda richiesta di riserva?"
"No - rispose la rana - questa è la mia richiesta".
"E sia" - disse il principe- e si era avvicinato alla rana baciandola sul dorso, molto lontano dalla bocca. E in quel momento era successo l'imprevisto: il principe, che doveva trasformare la rana in una bellissima principessa era stato, di fatto, mutato in rospo e invece la rana....la rana era rimasta rana! Tale e quale a quella di prima!
"Mio Dio, cosa è successo?" disse il principe?
"Mio Dio - disse la rana - cosa non è successo?"
In breve i due si erano ritrovati rana e rospo, e il principe, passata la naturale sopresa...: "Vabbè...rospo mi chiamavano prima e rospo sono adesso! Di fanciulle, anche se principe, non ne ho mai avute. Ora vedo che tu sei una bella rana: vuoi venire a fare un giro con me?"
E la rana: "Ho capito quello che d'ora in poi mi vorrai far fare; altro che un giro: prevedo nel mio futuro tanti girini....e così sia!
E la civetta, che mai si era allontanata, uditi i discorsi dei due, si stava rotolando poco lontano stremata dalle risate.
Chi nasce rana rimanga tale perchè nella vita avrà tantissime possibilità di trovare un rospo da sposare!
Giovanni Mannarano
Ph.: Rana Domestica di Martina Polito

