MENU ×
Barbie positiva e asintomatica

Barbie positiva e asintomatica

Il Covid-19 non conosce stratificazioni solo quando mettiamo piede in un reparto di terapia intensiva

La Mattel non si è fatta attendere e la pandemia da Covid-19 che ha colpito tutti i continenti, richiedendo misure finalizzate alla tutela della salute pubblica, si è globalizzata anche nei giocattoli a misura di una qualche bambina del mondo, di un qualsiasi posto, di una qualsiasi cultura. 
La piccola avrà già interiorizzato nelle sue piccole sinapsi il flaconcino di disinfettante, la mascherina, i guanti, il notebook e tutto ciò che occorre per conformarsi a questa nuova realtà disinfettata e mascherata. 
E’ una bambina buona e obbediente, bella, vestita bene e curata dai suoi genitori in forma, la sua dad funziona perché la connessione è stabile e il dispositivo è nuovo. I genitori, che usano lo smart working e sanno che la cassa integrazione serve a salvare i poveri, le hanno ordinato la bambola su Amazon perchè il giocattolo, conforme a qualsiasi conformità prevista dalla comunità conformante e performante, garantirà alcuni pomeriggi dalla noia e dalle limitazioni alla chiusura dentro le pareti domestiche.
 
Non vorrei essere tacciato di classismo e risultare antipatico, anche se per Marx nutro un certo riconoscimento di grandezza. Mi inchino sempre ai maestri del sospetto, una triade (Marx insieme a Nietzsche e Freud) che io allargherei però a Don Milani, Danilo Dolci, Bill Gates e tanti altri che si sono occupati oltre che di smascherare il capitalismo, la metafisica o la coscienza, anche dei diritti dell’infanzia, delle tante contraddizioni sociali che rendono incomprensibile il nostro mondo. 

La Barbie in tempo di pandemia credo sia un giocattolo stonato, una specie di cartina tornasole delle disuguaglianze e delle discriminazioni che esistono in generale nella società, in particolare tra i soggetti più fragili, che richiedono custodia, assistenza, educazione. I bambini sono il nostro futuro, senza Covid-19 o con la necessaria convivenza con virus pericolosi, questo non ci è dato saperlo, anche se presumiamo che occorrerà rivedere le misure della nostra socialità,un sistema complesso di abitudini che faremo fatica a cambiare . 
Il Covid, in sè e per sè non è un capitalista, anzi nella scala tassonomica delle specie in natura è un povero che mendica di spostarsi attraverso gli altri. 
E' vile, rozzo, molto al di sotto della scimmia antropomorfa che ad un certo punto è scesa dall'albero. E' più vicino alle farfalline che nascono dalla farina conservata male da mesi, alla muffa dei tetti dei posti umidi, agli acari dei libri che mangiano la carta, alle micosi. 
L'altro giorno svuotando il frigo ho trovato un barattolo di salsa Mutti andato a male, l'interno sembrava il tricolore italiano. Era un pelato finissimo, come solo Mutti sa fare, un prodotto del mercato verso cui nutro venerazione, al pari quasi di Marx, ma l'ho dovuto buttare smistandolo nella differenziata. Il Covid-19 è qualcosa che sta molto più in basso di un pelato andato a male e che getteremmo via.
Sono solo esempi per identificare il virus con qualcosa che non ci appartiene. Figuriamoci quindi se possiamo considerarlo un capitalista, anzi per lui siamo tutti uguali. 
Nei processi pandemici il Covid però come qualsiasi altro virus o batterio cessa di smettere i panni dell'operaio marxista e si adatta pian piano alle stratificazioni sociali, anzi le amplifica. La pandemia e il covid-19 sono due cose diverse, non sono fatte della stessa natura. Nella prima ci sono le politiche sanitarie ed economiche, le piattaforme, i pensieri e le preoccupazioni, il panico e le psicosi collettive. Al Covid-19 della pandemia non frega assolutamente nulla, essendo quest'ultima un affare umano.  Sentiamo da mesi che il Covid-19 non ti guarda in faccia, non sceglie, è come la livella di Totò. 
E' una grande bugia, di altissimo valore strategico, funzionale all'idea che la pandemia sia uguale per tutti. 

I virus come tutte gli eventi che provocano malattie gravi ci rendono uguali solo quando entriamo in un reparto di terapia intensiva. Al di fuori di quel posto, che non vorremmo mai frequentare, la nostra anagrafe scatena un sistema di differenze di tale sostanza che è difficile tenere in mente.

La pandemia da Covid è capitalistica perchè entra in una casa, il mondo, che è organizzata intorno alle disuguaglianze, con dicotomie abitative: da una parte stanze piene di oggetti d'arte, dall'altra catoi; saloni festaioli e tuguri; studi per dedicarsi a sé o isolarsi dagli altri e monolocali di promiscuità; terrazze per fare gli aperitivi  e scantinati dove si dorme. 

Le Barbie sono delle bambole importanti. 
Sostare a casa con i bambini si può se: la casa è confortevole, accogliente; le pareti domestiche non hanno avuto il tempo di assorbire conflitti e  malessere; ci sono uno o più balconi; entra la luce e il tepore del sole primaverile riscalda le guance; il clima è sereno e non c’è bisogno di insonorizzazione perché nessuno urla continuamente. Se c’è un giardino o un terrazzo va ancora meglio, poi se ci sono le patatine a forma di faccine e se cuciniamo tutti insieme col Bimby, e facciamo le pizze e le torte non ne parliamo. Se ti aiuto durante i collegamenti con la maestra che sorride sempre va pure benissimo, anche se continuo pensare sia una stronza per quella volta che…