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Amicizie social: dimmi chi frequenti e ti dirò chi sei

Amicizie social: dimmi chi frequenti e ti dirò chi sei

Su Adele non occorre dire nulla, per rispetto e pudore

Difficile di fronte alla morte di una sedicenne per una pasticca di ecstasy dire qualcosa che abbia un senso e sia rispettoso degli anni e di una perdita così tragica. La produzione di informazione nella rete, all’inizio del decennio scorso piena di promesse e di buone intenzioni, si conferma rispetto ad alcune vicende di cronaca o temi come quello delle vaccinazione o dei migranti un tritacarne di opinioni facili, di castronerie prevalentemente italiane. Non conosco ricerche nel campo ma a leggere la mole 'emotiva' di informazione e opinioni nei social la comunità italiana si presenta come la più razzista, fascista (dopo settant’anni), poco attenta alle questioni di salute pubblica, contro l’ambiente, ignorante sulla carta costituzionale. Sembra paradossale dovere spiegare a chi legge e vuole farsi un'idea su alcuni argomenti che occorre sempre sviluppare un processo minimo di conoscenza e di apprendimento.

A scuola ci si occupa di dispersione scolastica laddove l’assenza è ovviamente fisica ma occorrerebbe chiedersi come sia potuto accadere che milioni di ex studenti che hanno frequentato per almeno dieci anni il sistema di istruzione, siano diventati questo chiassoso esercito di conoscitori del mondo, con esiti disastrosi, in cui la reazione ad esprimere un’opinione ‘di pancia’ anticipa ogni capacità di pensiero. Parmenide diceva che i peggiori discepoli erano non i sostenitori del Nulla o i sostenitori dell'Essere ma coloro che ritenevano possibile discutere allo stesso tempo dell'Essere e del Nulla.
A leggere i commenti dei no vax (di buona parte della categoria), dei complottisti della tesi della sostituzione etnica, degli accusatori del fidanzato di Adele e di tutti gli adulti coinvolti nella vicenda, ci si rivolta dentro tutti i modelli di spiegazione del pensiero. Queste persone sembrano private della parte riflessiva, impegnate in un’azione di zuffa quotidiana con chi è abituato a pensare e a confrontarsi. Si trovano certo tra questi utenti centinaia di agevolatori dei flussi di informazione, pagati per favorire la condivisione delle bufale e dei commenti pregiudiziali, con la complicità di giornali che non sono più nemmeno di partito ma solo espressione di pulsioni di partiti finiti male (Il Giornale, Libero ma questo cambiamento di linea editoriale fa gola anche alla Stampa, alla Repubblica e al Fatto Quotidiano!).
Possiamo però credere che la massa di opinioni sia frutto solo della tecnocrazia che muove i flussi? La maggior parte degli utenti minacciosi possiede un profilo, foto di vita ordinaria, facce vere e ci mette ardore, passione, umori. Se insisti a cercare il confronto e cadi nella trappola dell’insulto reciproco ti chiedono pure dove abiti come se volessero organizzare un raid punitivo, tutto naturalmente a parole poiché immagino, si limitino a sputare sulla tastiera e ad odorarsi le ascelle mentre scrivono per aumentare il tasso di aggressività.
Confesso, nonostante sia un tipo estremamente pacifico (a cinquant’anni annovero la partecipazione ad un paio di risse a scopo difensivo), di avere avuto voglia di spaccare la faccia a un paio di razzisti e no vax, a limite di scaricare un secchiello di materiale dissenterico sulle mani che trafficavano sulla tastiera. In particolare la mamme no vax riescono ad amplificare le peggiori reazioni ed ho anche immaginato una scena in cui gruppi di mamme non vax venivano attaccate di forza con degli enormi aerosol a dei silos contenenti soluzioni exacontavalente di vaccini non autorizzati.
Per questa ragione la mattina presto, al risveglio raramente apro link di opinione su Facebook, avendo sviluppato oramai delle sinapsi che mi consentono di sentire la puzza di questa fitta schera di commentatori. Meglio iniziare la giornata senza conflitti, accoglienti e leggeri leggeri.

Su Adele, bellissima ragazza di 16 anni, morta per avere consumato una pasticca di ecstasy tagliata probabilmente col veleno dei topi o, forse, perché non stava bene (o perchè la pasticca era diversa da quelle che aveva ingerito in altre occasioni!), sui social non ho espresso alcuna opinione, per senso del pudore, perché il dibattito è grezzo, richiederebbe tempo e riflessione a freddo.
Maccio Capatonda è stato geniale nell'avere caratterizzato la figura e le funzioni sociali dell’italiano medio che si forma da sé un’opinione su tutto e dissemina all’impazzata, rinunciando alla relazione fiduciaria con le fonti e con il pensiero. Geniale anche perché era riuscito ad annichilire l’aggressività dell’italiano medio nella demenza bonaria del suo personaggio, cosa che non accade sui social e nelle relazioni virtuali ma sempre effettive. Sotto questo aspetto l'italiano medio social risulta pericoloso, soprattutto quando dovrà mettere piede nella cabina elettorale.
Tutti abbiamo la possibilità di esercitare la mente ma questo dipende in larga misura dal contesto sociale che frequentiamo. Tradotto in termini di reticoli di azione che sviluppiamo con la community significa che possiamo stare su facebook anche quattro-otto ore al giorno per leggere, commentare e postare, a patto che le nostre risorse cognitive non dipendano del tutto da altre risorse, da quanto fanno gli altri, da quando hanno in odio i migranti, i consumatori di droga, i genitori permissivi, i medici laureati che si sono fatti un mazzo per potere esprimere un'opinione sulla salute pubblica, i sostenitori della legalizzazione delle sostanze. Insomma, come nella vita di tutti i giorni, la nostra dignità di pensiero dipende dagli amici che frequentiamo e dalla nostra capacità di esprimere un giudizio autonomo. La scommessa dei prossimi anni, su cui si gioca il futuro della democrazia, dipenderà oltre che dalla nostra autonomia di giudizio, dalla nostra capacità di accettare di essere più lenti, di decrescere in termini di numero di amici, di autoporci delle limitazioni nel commentare a tutti i costi.