
Abbracciami
Scateniamo l'ossitocina. Tutti abbiamo diritto ad essere felici
Credo che in linea di massima lo sviluppo delle relazioni social abbia fatto diminuire drasticamente il numero di abbracci.
La globalizzazione ha fatto registrare un incremento logaritmico delle interazioni umane ma gli abbracci sono altra cosa, rimangono un elemento locale che si può scoprire solo se ti addentri nell'animo umano. Gli abbracci sono intimi, non conoscono anagrafe, non vanno sviscerati in ogni luogo e occasione ma fa piacere incontrare persone che lo fanno anche nella dimensione pubblica.
Secondo la scienza l’abbraccio favorisce la produzione di ossitocina, un ormone implicato nelle sensazioni collegate al sentimento di gioia e di felicità. L'ossiticina allontana lo stress e favorisce la memoria, ci fa vivere bene, in accordo con tutti o quasi tutti.
Nel nostro paese, soprattutto in certi movimenti e formazioni politiche, ci si abbraccia pochissimo. I leghisti raramente provano sentimenti di gioia, sono sempre incazzati e rifiutano di abbracciare il prossimo, soprattutto se la sua carnagione non è candida ed emaciata come il sole ariano. Sono tristi perchè probabilmente della loro infanzia non ricordano un abbraccio, solo fracchiate.
Nel mondo esiste un movimento, quello dei “Free Hughs”, ideato da un ragazzo australiano, che abbraccia gli sconosciuti regalando loro affetto e calore umano! Ora abbracciare uno sconosciuto può essere un'esperienza interessante. Ritengo però che vada fatto non all'interno delle manifestazioni ufficiali dove i cartelli indossati dagli 'abbracciatori' ti avvisano di quanto potrebbe accaderti, insomma, che potresti essere abbracciato da uno sconosciuto. Va fatto invece regolarmente dentro i supermercati, durante l'attesa alle casse o nel reparto dei sugelati, dentro la metropolitana, sulla linea degli autobus del 101, una tratta che ti agevola molto nell'operazione perchè affollatissima.
Fatelo, domattina, cominciate, scegliete un giorno la settimana, ad esempio il lunedì. Fatemi sapere come è andata.
Tutti i diritti riservati. Foto e testo di Carlo Baiamonte

